Si sente spesso ripetere che i vini bianchi pugliesi, in particolar modo quelli salentini, sono buoni da bere solo freschi, appena vendemmiati. Buoni per l’estate, con buoni profumi, discreta freschezza e tanto alcool. Ma per chi cerca eleganza, evoluzione, aromi terziari il Salento sicuramente non nei pensieri di chi cerca di scovare vini di siffatta natura. Al contrario, anche nel nostro profondo sud con un vitigno tradizionale – anche se un pò trascurato come la verdeca – è possibile ottenere risultati che hanno dell’incredibile. È questa la sorpresa avuta oggi con un vino prodotto come prima annata: Acine 2017 prodotto dalla prima vendemmia affrontata da Fracesco Taurino con la sua nuova piccola azienda fondata proprio in quel 2017.
Potenzialità del vitigno Verdeca di Puglia
Il vino Verdeca non sembra avere caratteristiche marcate. Non ha l’aromaticità del Fiano, della Malvasia Bianca o del Minutolo, o la poliedricità dello Chardonnay. È invece un vitigno che si dimostra molto parco in tutto, dagli aromi all’acidità, dal colore alla struttura, sino alla concentrazione zuccherina. Tutto nella media di un vino bianco che non ha nulla che lo definisca o a renda unico. Eppure, con il passare degli anni questo vitigno – specialmente nel vino prodotto da Francesco Taurino – sembra poter regalare incredibili emozioni. Ossidazione praticamente assente, acidità ancora percepibile. Gli aromi primari sono ormai quasi del tutto scomparsi ma in compenso – attendendo qualche minuto – nel calice il vino si apre in un ventaglio di secondari e terziari da grande vino bianco. Biancospino e poi erbe fresche come il fieno, un pò di muschio e tanto diidro naftalene, classico odore di kerosene tanto ricercato nel Riesling.
Un vino intrigante e affascinante che cattura l’attenzione dell’appassionato più navigato. Vino che riesce a stupire qualunque naso e palato con la sua delicatezza ed eleganza. Insomma, davvero una grande sorpresa questo Acine 2017 verdeca che ci ha fatto scoprire, con questa piccola mini verticale, le potenzialità di un vitigno che in futuro potrà sicuramente stupire ancora di più.
Sua maestà il Negroamaro Rosato
Dopo aver parlato della grande sorpresa in bianco, non potevamo esimerci dall’assaggiare le stesse annate anche in rosa. Ovviamente qui si giocava in casa, con un vitigno che sappiamo essere perfetto per la produzione di vini rosati e capace di regalare grandi vini da invecchiamento, sia in rosso che in rosato. Ebbene, nel caso di Espra il Negroamaro rosato di casa Taurino abbiamo potuto degustare ben 4 etichette, partendo dal 2017 fino ad arrivare all’ultima e recentissima vendemmia 2020. Che questo rosato potesse durare qualche anno in bottiglia era abbastanza evidente, ma che si presentasse al suo top a partire da 3 anni in bottiglia, questo proprio non lo immaginavamo.
Già Espra 2017 era straordinariamente evoluto. Una bottiglia che ha mantenuto facilità di beva, acidità e molta freschezza, non mostrando nessun segno di ossidazione e preserntandosi con un colore leggermente aranciato che chi conosce il negroamaro sa essere assolutamente naturale dopo i 4/5 anni in bottiglia.
Il Negroamaro Rosato evoluto di Francesco Taurino
Ma il top è arrivato degustando il 2018. Espra 2018 con il suo bel colore corallo scuro già preannunciava la sua splendida forma. Difatti, ecco il vino che non ti aspetti: sontuoso, ricco e complesso, con sentori che andavano dalla marasca ai chiodi di garofano con un frutto ancora ben vispo ma con un elegante accenno di spezie. Sul finale mandorla amara e una lunghezza eccezionale con il tannino ancora evidente ma che scivola via accarezzando il palato. Ovviamente anche il 2019 era molto buono con una freschezza, una acidità ed un pigmento molto più pimpanti, ma non raggiungeva l’optimus di equilibrio e piacevolezza che l’annata precedente regalava.
Il futuro della viticultura Salentina
Dopo questa inedita mini verticale effettuata con tutte le bottiglie prodotte dall’azienda Francesco Taurino una cosa la abbiamo capita: la Verdeca e il Negroamaro sono vitigni capaci di produrre vini eleganti atti all’evoluzione in bottiglia per diversi anni. Molte esperienze condotte in questi ultimi anni hanno dimostrato senza nessun dubbio che il Salento è ormai pronto per il grande passo. Ovvero, che il futuro vitivinicolo di questa terra verterà non solo sulla produzione di vini bianchi e rosati di pronta beva, ma di vini in grado di reggere e di migliorare con il tempo. Inoltre abbiamo capito che se avete la fortuna di avere in casa qualche bottiglia di Acine o Espra di Francesco Taurino, dovete conservarla gelosamente perchè potrà regalarvi grandi emozioni anche tra qualche anno.
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