Se non fosse per la pandemia globale, il 2020 era destinato ad essere un grande anno per i vini rosati pugliesi. In particolar modo per il Salento, che con i suoi incantevoli villaggi di pescatori e i suoi tramonti da sogno color arancio sangue, ne è protagonista.Protagonista con i nuovi locali alla moda che si affacciano sul Mar Ionio e invitano al brindisi con il classico suono di bicchieri tintinnanti e spruzzi di rosé.
Per forrtuna anche se la prolungata crisi di Covid19 ha bloccato i mercati, potete stare tranquilli perchè la moda del rosato ssalentino non si esaurirà presto. La tradizione salentina del vino rosato risale alla colonizzazione della penisola da parte di antichi coloni greci, che piantarono viti come Negroamaro, Nero di Troia e Malvasia Nera. Queste varietà di vite si sono adattate nel corso dei secoli e rimangono attualmente alcune delle varietà principali coltivate oggi.
Mentre la viticoltura prosperava, il processo di vinificazione era una sfida tecnologica non proprio facile. Mantenere il vino fresco e prevenire una rapida ossidazione su queste calde pianure costiere è sempre stato difficile. In assenza di pendii collinari dove potevano essere scavate cantine per consewrvare i vini, l’unica soluzione era quella di produrre vini che potessero essere consumati immediatamente dopo la vendemmia. Quindi la tecnica che si è più sviluppata per la produzione del vino è quella basata su pressature lievi e brevi periodi di macerazione che ancora oggi permette di ottenere il vino rosato.
Nelle province Pugliesi di Lecce, Taranto, Brindisi e Bari, la cultura del bere rosato ha superato la prova del tempo. Normalmente si associa l’enologia Pugliese ai corposi vini violacei ottenuti da uve Primitivo; quelli prodotti da uva surmatura che hanno regalato notorietà e valore a tutta la regione Puglia. Tuttavia, si è cominciato a sfruttare tutta questa ricchezza enologica con le prime aziende che hanno iniziato ad imbottigliare questi vini solo alla fine degli anni ’80 e ’90.
Gran parte della offerta vitivinicola Pugliese e Salentina si è strutturata per assecondare la domanda proveniente prevalentemente dalle cantine del Nord che utilizzavano il corpo e la struttura dei vini Salentini per rafforzare i vini anemici prodotti nelle annate peggiori per il nord Italia, ma in seguito sono stati richiesti anche dai mercati esteri come Germania, Regno Unito e Stati Uniti. Sebbene questi vini possano aver portato notorietà internazionale per la Puglia, almeno in termini di stile ed autenticità la maggior parte di quelli che sono stati esportati non rappresentano a pieno la Puglia.
La cucina tradizionale e stagionale pugliese si basa su verdure e pesce. La carne spesso non proviene da allevamenti locali e il Primitivo rosso muscoloso e corposo rappresenta un’invenzione moderna, piuttosto aliena; fatta per gli americani come direbbe il contadino. Durante i pasti della tradizione pugliese si è sempre bevuto vino rosato sia in estate che in inverno anche attualmente sono diventati molto alla moda specialmente in estate.
Attualmente, gran parte della produzione del vino rosato pugliese ha seguito le orme e il successo della produzione di vini rosè di stile Provenzale. Vini realizzati con blande pressature e velocissime macerazioni me mostrano colori chiari e profumi intriganti di fiori e frutta freschi. In effetti, la domanda di vini provenzale è così grande, che una serie di territori ha cercato di staccarsi da questa tipologia creando le proprie denominazioni al fine di salvaguardare la qualità e differenziarsi dall’ondata di vini fatti tutti in copia di quelli della regione glamour francese.
I rosati pugliesi sono altrettanto buoni? Attualmente la discussione sui vini rosati della Puglia verte esclusivamente sul colore. Se oggi prendiamo una selezione dei cento migliori del Salento rivelerà un arcobaleno di sfumature di colore, che vanno dall’arancio intenso al rosa salmone ed arrivano fino alla tonalità del rosa corallo. Ovviamnete molti produttori da qualche anno hanno cominciato ad inseguire i proventi prodotti dalla vendita dei vini simili a quelli della Costa Azzurra. Al contrario, ci sono produttori che ancora oggi utilizzano il metodo della vecchia scuola reso popolare negli anni ’70, come chiaramente mostra i rosato color corallo profondo del vino “Le Pozzelle” della cantina Candido. Entrambi gli stili meritano attenzione.
Identificare esattamente cosa è o dovrebbe essere il rosato pugliese può essere molto difficoltoso, ma attualmente possimo dire che la Puglia offre un grande numero di diversi vini rosati eccezionali che a differenza dei costosi vini Francesi hanno un prezzo ridicolmente basso. Il grande enologo Severino Severino Garofano una volta definì il rosato come “il vino di una sola notte”, perchè nel Salento il tradizionale metodo di produzione dle vino rosatoveniva eseguito con una macerazione tra le dodici e le ventiquattro ore; un tempo più che sufficiente per estrarre non solo tutti i sentori di frutta matura, ma anche alcuni tannini e polifenoli che dannoal vino un tocco di colore in più. È questo approccio semplicistico che consente di mantenere nel tempo tutte le caratteristiche dei vini di questo territorio.
Tipicamente i rosati nel Salento vengono prodotti a partire da uve Negroamaro, un’uva dalla struttura robusta e dal carattere forte, con sentori di frutta matura, e i vini prodotti con questa uva sono un bellissimo esempi di equilibrio tra struttura e freschezza. Le vecchie viti,utilizzate per realizzare molti vini rosati, con alcune viti piantate quasi un secolo fa, aiutano ad ottenere vini di grandissima qualità, anche se molti produttori preferiscono utilizzarle non per la produzione di qualità dei rosati, i vini prodotti nella regione de “lu sule, lu mare, lu ientu” – il sole, il mare e il vento.
Altra caratteristica importante dei rosati pugliesi, oltre ai loro frutti di bosco e alla salinità marittima, è la loro capacità di invecchiare. Il rosé vintage viene spesso respinto perchè non conosciuto, ma molti di questi vini sono in grado di rimanere ottimi in bottiglia per molto tempo. Con la caratteristica struttura tannica di Negroamaro, il sapore intenso e la generosa acidità, il potenziale di questi vini rosati è davvero notevole.
Nella storica azienda Leone de Castris si può toccare con mano questa lunga tradizione dei rosati. Nel 1943 imbottigliarono e vendettero il primo rosato in Italia lo stesso vino rosato che viene prodotto oggi con nove parti di Negroamaro, ed una di Malvasia Nera. Il “Five Roses” è un emblema della storia enologica del Salento e un ottimo punto di partenza per chi vuole scoprire i vini autentici della tradizione enogastronomica di questa regione.
Articolo originale: https://www.vinorandum.com/blog/salento-and-the-reemergence-of-its-rosato-tradition
Leave a reply